Il passaggio da un’alimentazione basata esclusivamente sul latte a una basata su cibi diversificati e di consistenza più solida, viene comunemente definito “svezzamento”.
Non esiste un periodo preciso entro il quale il bambino deve cominciare ad assumere alimenti complementari al latte, si tratta di un processo estremamente soggettivo. È il piccolo stesso a dare i segnali: per esempio quando, intorno al 6° mese, ha acquisito la capacità di tenere eretto il capo ed è in grado di deglutire. In ogni caso, lo svezzamento deve sempre iniziare seguendo le indicazioni del pediatra che, in base allo sviluppo del bambino, saprà identificare il momento ideale. Tieni a mente
due regole importanti: comincia con gradualità e non forzare il bambino.
Più salute con il latte materno
Anche durante il periodo dello svezzamento l'allattamento al seno è molto importante perché continua ad essere
fonte di elementi nutritivi essenziali
per la crescita.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per i primi 6 mesi di vita del bambino e l’allattamento con l’aggiunta di alimenti complementari appropriati fino a 2 anni e oltre, se la madre e il bambino lo desiderano. Sempre secondo i dati Oms, però, a livello mondiale sono meno del 40% i neonati con meno di 6 mesi allattati esclusivamente con latte materno. Malgrado le raccomandazioni, dunque, si rileva che soprattutto nei paesi occidentali, Italia compresa,
la maggioranza delle donne smette o diminuisce l'allattamento al seno prima del tempo proseguendo o integrando con il latte in formula in biberon fintantoché il bimbo è pronto per lo svezzamento. Un’
indagine condotta nel 2009 dall’Istituto superiore di sanità e pubblicata dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell'Istituto superiore di sanità rileva come la
pratica dell’allattamento al seno sia poca diffusa in Italia. “I pochi dati italiani disponibili sull’argomento rafforzano l’idea che la promozione dell’allattamento materno è un tema primario anche per il nostro Paese sia da un punto di vista di sanità pubblica sia rispetto al singolo cittadino”, si legge. Stando allo studio, lo svezzamento spesso inizia già a tre mesi e l’allattamento al seno è più diffuso nell’Italia settentrionale rispetto al meridione. Oltre alle
cause di tipo fisico (mancanza di latte, patologie, ecc.), la scelta delle neo mamme di smettere di allattare al seno sovente è motivata della mancanza di indipendenza e di tempo. Le madri che lavorano, infatti, spesso devono affidare il bimbo all'asilo nido o ai nonni e la normativa sui
permessi di congedo per l’allattamento è solo una parziale soluzione per superare l’impedimento. In molti casi, così, non resta che gestirsi in modo alternativo con il consiglio del pediatra di famiglia o del consultorio familiare.
Si può dare il latte vaccino al bambino?
È sempre sconsigliato, almeno fino a quando non ha compiuto un anno, perché troppo ricco di proteine e di sodio che sovraccaricano il lavoro dei reni e povero di elementi preziosi per il suo sviluppo (ferro, acidi grassi essenziali e vitamine).
Varietà e gradualità, le regole da seguire
Un’alimentazione varia e diversificata, sin dall’inizio dello svezzamento, permette di stimolare l’appetito e di evitare la monotonia alimentare, spesso alla base di abitudini scorrette. Giorno dopo giorno,
abitua il bambino ad assaggiare e assumere cibi differenti, al fine di garantirgli una nutrizione completa, ideale per la sua crescita. Dopo l’esperienza di calore e di morbidezza del seno materno, non è scontato che il tuo bimbo accetti facilmente il passaggio da un’alimentazione lattea ad una più diversificata: rispetta le sue esigenze, ma persevera nel proporgli, un po’ alla volta, le prime pappe, col tempo imparerà ad accettarle. Rispettare la gradualità dello svezzamento è importante perché l’apparato digestivo del bambino non è ancora pronto a scomporre gli alimenti. Inizialmente, quindi,
l’alimentazione sarà molto liquida per poi diventare più densa.